In Libreria con Morgause – La figlia del matematico
|(Chiedo perdono a Morgause, è tutta colpa mia se la sua rubrica ha saltato qualche settimana!)
Sinossi: Inghilterra, XIX secolo. Archimedea Timms, detta Maddy, è una giovane riservata che dedica le sue giornate alle opere pie e ad aiutare il padre, insigne studioso di matematica. Christian Langland, duca di Jervaulx, è un dongiovanni e scavezzacollo, geniale scienziato amico del vecchio Timms. Può nascere l’amore tra due persone così diverse? Nessuno potrebbe immaginarlo. Eppure quando viene a sapere che Christian è morto in duello, Maddy è colta da un dolore lancinante, inaspettato. Si trasferisce in campagna presso un cugino che dirige un manicomio per occuparsi dei pazienti e trova tra i ricoverati proprio il duca di Jervaulx, fatto rinchiudere dalla famiglia. Ora tocca a Maddy, l’unica che sembra credere nella sua sanità, aiutarlo a dimostrare di non essere un pazzo. E scoprire con un brivido un modo nuovo, più pieno, di essere donna.
Oggi per le appassionate/i del genere, si legge Romance!
La figlia del Matematico di Laura Kinsale è un’opera atipica per appartenere alla categoria della letteratura rosa. Le prime pagine possiedono tutte le caratteristiche per ammaliare il lettore: una scrittura sobria ed efficace, un’ambientazione ad hoc, ed il villain di turno, Christian Langland duca di Jervaulx, provvisto di un sorriso ammiccante, che riuscirebbe a sedurre anche le pietre, figuriamoci Maddy, una puritana dell’Inghilterra del XIX Secolo.
Sennonché, questo Langland tanto intelligente, quanto farfallone, si ritrova ad essere rinchiuso in un manicomio a seguito di un duello scatenatosi a causa di un indegno love affair: l’uomo, infatti, si era infilato senza troppe cerimonie, tra le lenzuola di una giovane donna sposata. La bigotta/ Maddy che credeva invece fosse morto, se lo ritrova nell’istituto di igiene mentale diretto dal cugino – il duca dopo l’incidente non riesce a parlare -, e armata di un intramontabile spirito da crocerossina che perseguita tutte noi donne, lo aiuta a ritrovare la luce.
Premesso ciò, si apprezza lo sforzo dell’autrice di colorare il romanzo con una nota di originalità, in effetti si parte dai soliti stereotipi del genere e si finisce dentro un reparto psichiatrico, a masticare pagine e pagine dietro un personaggio femminile tedioso e a tratti insopportabile. Manca la passione travolgente che sebbene sia cliché trito e ritrito, è necessaria genesi di ogni storia d’amore. Alcune decisioni risultano forzate. È affascinante cercare di creare un legame tangibile tra una trama di pura fantasia ed un peculiare momento storico, questo di solito rafforza la prosa e di conseguenza la caratterizzazione degli individui forgiati dalla mente dello scrittore. La Kinsale opta per il quaccherismo – movimento religioso cristiano di matrice protestante -, difatti Maddy è a sua volta una semplice quacchera, ha quindi una visione del mondo filtrata dal proprio credo.
Tale scelta, seppur indice di audacia, sfibra la struttura narrativa. Ci si ritrova dentro le continue lagne di Maddy, dilaniata fino all’esasperazione dall’attrazione per Langland, ci si perde tra le nebbie dense dei suoi pensieri, e non si comprende perché non voglia cedere alla lecita carnalità del duca se non quando intuisce che si tratta di qualcosa di più tenero ed intenso. Di certo tali conclusioni sono influenzate da un sistema di idee, sciatto, radicato nella giovane. L’opera resta comunque godibile. Alcune scene permangono nella mente di chi legge anche dopo essere arrivati alla parola fine , poiché intrise di una profonda umanità. Peccato non essere riusciti bilanciare i momenti riflessivi e profondi, con un po’ di sana frivolezza.
Laura Kinsale è considerata una delle migliori scrittrici di romance americane contemporanee. Nel 2005 con Shadowheart ha vinto il prestigioso Rita Award nella categoria Long Historical Romance, il più importante premio letterario per il genere romance storico statunitense.